GAS ACCORDI E DISACCORDI: Mentre Washington cerca di opporsi al crescente potere di Mosca, Pechino trova l’accordo.
Scontro Washington – Mosca
Gli Stati Uniti da sempre si oppongono alla crescente volontà del Cremlino di estendere la propria influenza sull’Unione Europea. Negli ultimi anni la questione è diventata assai delicata e le tensioni si sono intensificate a causa della transizione energetica.
Infatti gli impegni assunti nel tempo con gli accordi internazionali durante le conferenze per i cambiamenti climatici (COP), hanno costretto i paesi a ridurre l’emissione dei gas serra e la conseguente ricerca di energie alternative.
L’Unione Europea ha fortemente bisogno di energia e a sfruttare tale situazione ci ha pensato proprio Mosca, che grazie ai grossi giacimenti di gas tiene in pugno l’Europa e i paesi al confine con essa per il transito dei suoi gasdotti.
La Russia per garantire la fornitura ed aggirare le dure frizioni con l’Ucraina ha recentemente ultimato il Nord Stream 2, il gasdotto più lungo del mondo, un progetto faraonico nel Mar Baltico che collega la Russia direttamente alla Germania.
Gli Stati Uniti, temendo l’avanzata della mano Russa sull’UE, si sono opposti alla nascita del nuovo gasdotto fin dai suoi primi sviluppi. Con il Congresso che per bloccare il progetto aveva autorizzato l’uso delle note sanzioni economiche, anche attraverso l’adozione di una legislazione sempre più rigorosa e restrittiva emanata rispettivamente negli anni 2017, 2019 e 2020, nel particolare:
- con l’articolo 232 del Countering Russian Influence in Europe and Eurasia Act of 2017 (CRIEEA, P.L. 115-44, Titolo II) si autorizzavano sanzioni per coloro che avessero investito da 1 a 5 di dollari nell’arco di 12 mesi, oppure avessero fornito beni, servizi, o supporti per la costruzione di gasdotti russi per l’esportazione di energia, pari alle cifre anzidette (22 U.S.C. §9526);
- con Protecting Europe’s Energy Security Act del 2019, modificato nel 2020 (PEESA; 22 U.S.C. §9526 note; P.L. 116-283, §1242) veniva stabilita l’applicazione di nuove sanzioni nei confronti di soggetti di nazionalità’ straniera (decretati preventivamente dal Presidente) che avessero contribuito, a qualsiasi titolo, alle attività’ sottomarine per la costruzione non solo del Nord Stream 2, ma anche Turk Stream e di eventuali nuovi progetti;
- con l’atto prodotto il 19 gen. 2021, l’amministrazione Trump da una parte, autorizzava l’uso delle sanzioni anche nei confronti di Navi (vds. nave russa Fortuna) e Societa’ (KVT-RUS) che avessero fornito qualsiasi tipo di supporto allo sviluppo del progetto; dall’altra, quasi in maniera inaspettata, rinunciava ad estendere le sanzioni anche nei confronti di Nord Stream 2 AG (società satellite di Gazprom, con sede legale in Svizzera) responsabile dello sviluppo del gasdotto.
Inizialmente, l’amministrazione Biden aveva confermato la dura opposizione allo sviluppo del progetto, ma con il passare dei mesi, diversi funzionari del Congresso ponendo numerosi dubbi circa la capacità statunitense di riuscire ad ibernarne lo sviluppo (pur con l’adozione di ulteriori misure restrittive), evidenziarono come il perseguire con tale policy avrebbe potuto compromettere la cooperazione con Germania ed Unione Europea in altre aree sensibili. Tali dubbi avrebbero Biden a rivalutare parzialmente la propria linea di pensiero percorrendo una nuova azione diplomatica che consenta all’Ucraina di conservare gli introiti derivanti dal passaggio dei gasdotti sul proprio territorio, anche qualora il Nord Stream diventi operativo.
Accordo Mosca – Pechino
In questa situazione di crisi geopolitica ed energetica tra Mosca, Bruxelles e Washington, Pechino ha intensificato i rapporti bilaterali con il Cremlino ottenendo un aumento delle forniture di gas verso la Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia, stabilendo già dal mese di novembre 2021 nuovi record nei flussi di gas che risulterebbero in media superiori di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tali rapporti tra Mosca e Pechino sul gas potrebbero continuare a consolidarsi e causare ulteriori problematiche energetiche in Europa, qualora si dovesse finalizzare un accordo nel 2022, che dovrebbe prevedere la costruzione di un secondo enorme gasdotto che collegherà la Siberia alla Cina, segnando un’altra tappa in quello che gli analisti energetici e i diplomatici occidentali riconoscono come un pivot del gas in rapida evoluzione tra Asia e Russia.
Il nuovo progetto denominato Power of Siberia 2 (PoS2), che attraverserà la Mongolia, dovrebbe consentire il trasferimento di circa 50 BCM dalla Russia verso la Cina. Questo nuovo gasdotto dovrebbe attingere dagli stessi giacimenti di gas che riforniscono Yaman-Europe, il gasdotto che attraversa l’Europa continentale (Polonia e Germania, via Bielorussia). I funzionari occidentali temono che il progetto possa causare gravi complicazioni geopolitiche per le nazioni europee prima che intraprendano seriamente una lunga transizione verso le energie rinnovabili e lontano dai combustibili fossili. Un sodalizio vincente per entrambe le parti a discapito dell’Unione Europea, in quanto da una parte, Mosca raggiungerebbe l’indubbio vantaggio di ampliare la diversificazione dell’offerta; mentre dall’altra, Pechino otterrebbe un valido supporto per avviare il progetto per la riduzione della dipendenza della sua economia dal carbone.