Esonero dal lavoro notturno per i lavoratori con persone disabili a carico: le diverse interpretazioni dei requisiti che generano confusione.
La questione dell’esonero dal lavoro notturno per i lavoratori con persone disabili a carico è un argomento di grande rilevanza e dibattito. Le interpretazioni della legge variano, portando a decisioni contrastanti. Mentre alcune sentenze sostengono che non è necessaria una dichiarazione di gravità dello stato di handicap per ottenere l’esonero, altre insistono sul fatto che la “gravità” della disabilità è un requisito fondamentale.
Queste divergenze evidenziano la complessità della questione e l’importanza di un’interpretazione inequivocabile della legge per garantire sia i diritti dei lavoratori che delle persone disabili.
Tutti i riferimenti citati all’interno dell’articolo li trovate in calce.
L’interpretazione della Corte Suprema di Cassazione
Nel contesto delle limitazioni al lavoro notturno previste per esigenze familiari e assistenziali particolari, il decreto legislativo sull’organizzazione dell’orario di lavoro gioca un ruolo fondamentale.
Il suddetto decreto prevede l’esonero dal lavoro notturno per il lavoratore che ha a proprio carico un soggetto disabile, come definito dalla legge n. 104 del 1992. La questione chiave riguarda l’interpretazione di questo articolo:
E’ necessaria una dichiarazione di gravità dello stato di handicap per ottenere l’esonero dal lavoro notturno?
Secondo la Corte Suprema di Cassazione la risposta è NO.
La Cassazione ha confermato che quando il legislatore ha ritenuto opportuno inserire dei requisiti, per ottenere dei benefici, lo ha fatto. L’interpretazione corretta dell’articolo è quella letterale, ovvero non è richiesta la dichiarazione di gravità dello stato di handicap.
Oltretutto, il testo della norma non autorizza l’introduzione, in via ermeneutica, di un requisito aggiuntivo in un ambito delicato come quello dei diritti dei disabili, che non può essere limitato al di fuori di una chiara presa di posizione del legislatore.
Sempre secondo la Cassazione, questa interpretazione rispetta l’intento del legislatore di proteggere i diritti dei disabili, senza imporre ulteriori requisiti aggiuntivi non necessari.
L’interpretazione del Consiglio di Stato
Anche il Consiglio di Stato si è occupato della questione in più occasioni. I pareri espressi hanno portato alla luce i numerosi dubbi interpretativi sulla legge, che “letteralmente” prevevede l’esonero dal lavoro notturno per il personale c.d. caregiver senza alcuna distinzione di disabilità
In una delle ultime sentenze, personale appartenente alle forze di polizia, ricevuto un decreto di diniego del diritto si è rivolto al T.A.R. Dopo una vittoria in primo grado, il Ministero ha presentato appello, contestando l’interpretazione del quadro giuridico fornita dal Tribunale amministrativo.
Il Consiglio di Stato, sostenendo l’incorrettezza dell’interpretazione letterale e formalistica fornita in primo grado dal Tribunale, ha ribaltato la decisione originaria spostando il baricentro sul concetto di “avere a carico”.
Secondo il C.d.S. la concessione del benificio non può basarsi solamente sulla generica dizione di disabilità, quale che ne sia l’entità, ma deve esserci un’esigenza assistenziale tale da giustificarne il diritto. In sostanza mancando il requisito fondamentale della “gravità” della condizione psico-fisica, il diritto non spetta.
Alcuni si, altri boh!
Mentre per la maggior parte dei dipendenti pubblici sembra essersi ormai consolidata l’interpretazione della Cassazione, per quelli del Comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico regna l’incertezza.
Per i dipendenti civili del Ministero della Difesa, ad esempio, la questione è stata definitivamente chiarita con una circolare, si all’esonero indipendentemente dalla disabilità.
Conclusioni
Le sentenze di diverso avviso, i pareri e le decisioni, relative all’esonero dal lavoro notturno per i lavoratori con persone disabili a carico, evidenziano che sarebbe opportuno fare chiarezza sulla corretta applicazione della legge onde evitare disparità e inutili ricorsi.
E’ certamente una materia molto complessa per la quale sarebbe necessario un esame approfondito, la questione, per il momento, rimane aperta e ci auguriamo che presto arrivi un chiarimento definitivo.
Riferimenti:
– Circolare M_D nr. 39182 del 01/06/2023;
– Sentenza del C.d.S. n. 8798 del 17 ottobre 2022;
– Ordinanza Cassazione n. 12649 del 10 maggio 2023;
– Sentenza del C.d.S. n. 4847 del 15 maggio 2023;
– Cod. Civ. art. 2108;
– art. 11 co. 2 lett. c), D. Lgs. 66/2003 (organizzazione orario lavoro);
– art. 53 co. 3 L. 05/02/1992 n. 104;
– art. 3 commi 1 e 3 L. 104/1992.
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