Dal governo ad interim di Turcynov a quello del quinto presidente d’Ucraina Porosenko detto il Re del cioccolato.
di OR-4
Tra un colpo al cerchio e uno alla botte, ciò che portò all’odierno conflitto
Turcynov nacque a Dnipropetrovs’k oggi Dnipro in Ucraina, città a sud-est rispetto alla Capitale, città attraversata interamente dal fiume Dnepr che a sua volta nasce a nord di Kiev per sfociare a sud nel Mar Nero. Conobbe personalmente Tymosenko nella di lui città natale agli inizi degli anni ’90 (Tymosenko frequentò anche l’Università Nazionale di Dnipro) avvicinandosi grazie alla forza economica di lei che, sostanzialmente, nacque dalle privatizzazioni di diversi terreni dopo la caduta dell’URSS e successivamente dirigendo numerose compagnie di energia, d’altronde Turcynov si diplomò presso l’Istituto Metallurgico della città.
Grazie ad alcune “influenze”, Turcynov, iniziò ad occuparsi di politica; dapprima, nel 1993, come Consigliere economico dell’allora Primo Ministro Kucma e, in un secondo tempo, creando un partito politico insieme a Lazarenko, il Gromada, che successivamente, unitamente a Tymosenko – “co-partner” con altro partito – lasciò, a causa di alcuni scandali verso il co-fondatore (nel 1999). Nel 2005 venne nominato, da primo “non militare”, Capo dei Servizi Segreti dell’Ucraina. Nel 2008 con il partito di Tymosenko (Blocco Julija Tymosenko) e sostenuto da quello di Juscenko (Ucraina Nostra), arrivò secondo per la carica di sindaco di Kiev. Nel primi mesi del 2010 venne nominato Primo Ministro nel Governo di cui era il Presidente Janukovyc.
Nel 2014, a seguito delle ormai incalzanti proteste degli Europeisti ucraini in quasi tutta la nazione e specificamente a Kiev contro Janukovyc – tese ed acuite attività poi sfociate poi nel massacro al Majdan Nezaleznosti – veniva nominato dal Parlamento, dopo la destituzione di Janukovyc, Presidente del Parlamento dell’Ucraina ad interim e Primo ministro ad interim, sostenuto da tutti i partiti dell’opposizione, tra cui quello della sua sostenitrice Tymosenko.
Rimase Presidente d’Ucraina (ad interim) per quattro mesi lasciando il posto a Porosenko (il Re del cioccolato con il gruppo Roshen), il quinto Presidente d’Ucraina.
Un passo indietro
Porosenko, dapprima, era allineato al pensiero filosovietico (iscritto al Partito Socialdemocratico Ucraino) dell’ex Presidente Kucma, linea tanto simile a quella di Janukovyc, tanto da essere egli stesso uno degli attori del Partito delle Regioni (fondato proprio da Janukovyc). Porosenko, fondò il partito “Solidarietà” (di centro-sinistra) mai annesso al Partito delle Regioni di Janukovic e dopo gli scandali occorsi all’ex Presidente Kucma, decise, con una svolta, di tendere al pensiero di Juscenko (Ucraina Nostra), gruppo di opposizione (di centro-destra con orientamento al conservatorismo liberale ed all’Europeismo).
Negli anni successivi al 2005, Porosenko ebbe non poche difficoltà sia con il Presidente Juscenko che con il Primo Ministro Tymosenko rischiando la propria posizione politica a seguito di alcune accuse di corruzione e favoreggiamento, accuse che “in qualche modo” caddero a fine del 2006.
Dal 2009 al 2010 Porosenko divenne il più fervido sostenitore della NATO, durante il mandato del Presidente Juscenko, come Ministro degli Esteri. Quando poi nel 2012 alla guida dell’Ucraina c’era il Presidente Janukovyc, Porosenko si rese il maggiore sostenitore degli Europeisti e delle loro rivolte, anche economicamente, cosa che portò alla successiva caduta della Presidenza di Janukovyc nel successivo 2014 e la sua destituzione.
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Accadde che, in pratica
Lo stesso Porosenko, rivale formale ormai anche di Tymosenko (tornata alla libertà dopo anni di prigionia per malversazione di fondi pubblici nel 2011 – poiché aveva firmato con la compagnia russa Gazprom un contratto per la fornitura di gas naturale stimato inutile e troppo dispendioso per l’Ucraina), dopo il governo ad interim di Turcynov, annunciò la sua ricandidatura, da “indipendente”, vincendo la Presidenza anche grazie alle promesse date alle regioni meridionali in merito ad una politica di “dialogo” con la Russia.
Porosenko firmò, però, nel 2014 un accordo con l’Unione Europea (ratificato nel 2016 dall’UE) e si rese protagonista nel rinominare tutte le strade, rimuovere tutti i monumenti e punire chi promuovesse tali “idee comuniste” senza alcuna distinzione tra il pensiero Nazista e quello Sovietico, elogiando chiunque si fosse distinto in battaglia per l’indipendenza Ucraina dal comunismo, creando una non irrilevante spaccatura e sofferenza sociale tra gli Ucraini e gli stessi cittadini russofoni, soprattutto in Crimea e nelle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk, le due regioni del Donbass.
Oltre ciò il magnate ucraino, si è reso protagonista di una singolare quanto fortunosa scalata finanziaria, nonostante il suo pase attraversasse una profonda crisi economico-finanziaria. Riuscì in poco tempo a moltiplicare il suo patrimonio personale, dai 2,3 milioni di dollari del 2013 ai 600 milioni di dollari del 2019. Ovviamente questa cifra non è stata accumulata grazie agli stipendi statali (circa 12600 euro al mese), bensì grazie alla collaborazione con la società di gestione investimenti Rothschild Trust Schweiz. L’aver affidato il suo patrimonio al noto gruppo di consulenza finanziaria ha attirato ulteriori malumori e sospetti, fino a fargli perdere quasi completamente il consenso popolare.
Questo atteggiamento infastidì notevolmente i governi esteri e certamente rese ancora più instabile l’Ucraina, spingendola di fatto nella morsa del ciclone tra Occidente e Oriente.
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