L’eccidio dei carabinieri Vittorio Battaglini e Mario Tosa: un tragico simbolo della lotta contro il terrorismo negli anni di piombo.
Il 21 novembre 1979, Genova fu teatro di uno dei più drammatici episodi della lotta armata durante gli anni di piombo in Italia. Due carabinieri, il maresciallo Vittorio Battaglini (44 anni) e il carabiniere scelto Mario Tosa (26 anni), furono brutalmente uccisi da un commando delle Brigate Rosse – Colonna Francesco Berardi.
L’attentato e il suo contesto
Quella mattina, intorno alle 7:10, i due militari si trovavano in servizio di pattugliamento con un’autoradio dell’Arma. Come di consuetudine, si fermarono al bar “Angelo” in via Monti, nel quartiere genovese di Sampierdarena, per prendere un caffè. Qui furono sorpresi dai terroristi che, agendo con estrema freddezza, aprirono il fuoco crivellandoli di colpi. Sul luogo dell’agguato furono ritrovati 11 bossoli di calibro 9, segno della violenza e della determinazione degli assalitori.
La data dell’attentato non fu scelta a caso: il 21 novembre si celebra la Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri. Questo elemento aggiunse un valore simbolico e provocatorio all’azione terroristica.
Le Brigate Rosse e la “Colonna Francesco Berardi”
L’azione fu rivendicata tramite una telefonata al quotidiano locale Corriere Mercantile. La colonna genovese, intitolata a Francesco Berardi, prendeva il nome dall’operaio Italsider arrestato nel 1978 dopo essere stato denunciato da Guido Rossa, sindacalista ucciso a sua volta pochi mesi dopo, nel gennaio 1979. Berardi si tolse la vita in carcere, un evento che le Brigate Rosse usarono per rafforzare la propria narrativa e intensificare la strategia di “annientamento” contro le forze dell’ordine.
I responsabili dell’agguato
Le indagini individuarono i membri del commando: Riccardo Dura, ex operaio Ansaldo, e Francesco Lo Bianco furono gli esecutori materiali dell’omicidio. Livio Baistrocchi fornì copertura, mentre Lorenzo Carpi guidava la Fiat 128 rubata usata per la fuga. La vettura fu ritrovata poco dopo nei pressi di un covo brigatista in via Zella.
La risposta della società civile
L’attentato suscitò una forte reazione popolare. Migliaia di operai delle fabbriche genovesi scesero in strada per protestare contro il terrorismo. Il corteo, partito da Sampierdarena, attraversò la città fino a piazza De Ferrari, unendo simbolicamente lavoratori e cittadini nella condanna della violenza.
Riconoscimenti e memoria
In memoria del loro sacrificio, a Vittorio Battaglini e Mario Tosa fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile. A Genova furono intitolate una strada e il comando della compagnia dei carabinieri di Arenzano.
Un amico di Tosa ricordò con dolore una frase pronunciata dalla madre del giovane carabiniere: “Una madre dà un figlio allo Stato e lo Stato dà in cambio un piccolo pezzo di metallo che brilla freddo e inutile”.
L’uccisione di Battaglini e Tosa rappresenta una delle tante pagine tragiche di quegli anni bui, un periodo in cui le forze dell’ordine furono bersaglio di una violenza ideologica spietata. La loro memoria resta un simbolo di dedizione e sacrificio per la difesa della democrazia e della sicurezza dello Stato.
Per altri articoli come questo visita la nostra sezione SEGUIRE LE ORME