Guerra ibrida: La crisi dei profughi tra UE e Minsk

GUERRA IBRIDA

GUERRA IBRIDA, L’ULTIMA MINACCIA: LA CRISI DEI PROFUGHI TRA UNIONE EUROPEA E MINSK.

Le azioni poste in essere nelle ultime settimane contro l’Unione Europea e’ una “Guerra Ibrida”, ovvero il modus operandi che mescola azioni destabilizzanti e una Guerra dell’informazione, che potrebbe comprendere anche interventi militari.

E’ una descrizione adeguata di cio’ che di fatto sta succedendo alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, dove migliaia di migranti, provenienti da Siria, Iraq, Afghanistan e dal Medio Oriente in genere, vengono condotti sul posto dalle forze del regime di Minsk e spinti verso il territorio polacco. Tale situazione si e’ iniziata a sviluppare ad agosto 2020, quando il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko lancio’ una brutale repressione per mantenere il potere, Minsk isolata dalle sanzioni imposte dall’Unione Europea si scaglio’ contro Polonia, Lituania e Lettonia, che sostenevano i rappresentanti dell’opposizione bielorussa. L’attivita’ migratoria costruita dalla Bielorussia, ha prodotto campi di migranti improvvisati nelle foreste ai confini con Polonia (in particular modo), Lituania e Lettonia, dove le autorità’ hanno tentato di bloccare l’ingresso dei migranti schierando forze di controllo alle frontiere e recinzioni di filo spinato improvvisate. L’Unione Europea ha accusato il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, di favorire l’attraversamento illegale delle frontiere come rappresaglia alle sanzioni imposte dall’UE.

BACKGROUND

La Bielorussia, dopo le elezioni dell’agosto 2020, i cui esiti avevano conferito ad Alexander Lukashenko il sesto mandato presidenziale consecutivo, era stata scossa da mesi di massicce proteste. L’UE aveva respinto e non riconosciuto la legittimita’ delle elezioni presidenziali, in quanto svolte in maniera ne libera ne tantomeno equa, e valutando Lukashenko privo di qualsiasi legittimita’ democratica.

Le autorita’ bielorusse rispondevano a tali manifestazioni pacifiche con una feroce repressione che aveva visto l’arresto di oltre 35.000 manifestanti. L’Unione Europea e gli Stati Uniti reagivano imponendo sanzioni al governo di Minsk.

Tali restrizioni venivano rafforzate dopo il dirottamento su Minsk di un aereo passeggeri in volo da Atene a Vilinius, al fine di porre in arresto il giornalista dissidente Raman Pratasevich. Tale azione veniva definita dall’UE come attivita’ di pirateria aerea, e poneva in essere il divieto, a tutti i vettori bielorussi, di sorvolo dei propri spazi aerei, impondendo nuove sanzioni che prevedevano la riduzione delle importazioni delle principali materie prime del paese, inclusi prodotti petroliferi e potassio (ingrediente utilizzato nei fertilizzanti).

In risposta a tali sanzioni, Lukashenko comunicava l’impossibilita’ di rispettare l’accordo siglato con l’UE per il contenimento dell’immigrazione illegale, in quanto le sanzioni imposte all’economia Bielorussa avrebbero privato Minsk dei fondi necessari per il contenimento dei flussi migratori. In tempi brevi, numerosi profughi provenienti da Iraq, Siria ed altri paesi approdavano sul territorio di Minsk con vettori bielorussi, per poi stazionare ai confini con Polonia, Lituania e Lettonia, in attesa di poter entrare in UE. La situazione nell’area e’ degenerata nelle ultime due settimane, allorche’ gruppi numerosi di profughi si sono riuniti apertamente nei pressi della frontiera polacca (nel territorio compreso tra la cittadina bielorussa di Brozgi e quella polacca di Kuznica) cercando di superare la recinzione di filo spinato posta al confine.

Alla luce di tali avvenimenti, Varsavia accusava:

  • Minsk di aver creato “ad hoc” una rotta migratoria artificiale, con lo scopo di sfruttare i migranti come arma ibrida, al fine di ottenere la revoca delle sanzioni dall’UE;
  • Mosca di fomentare tali tensioni, tese ad aumentare la dipendenza del governo di Minsk dal Cremlino, in quanto l’applicazione di nuove sanzioni accrescerebbe l’isolamento della Bielorussia dall’Occidente.

Lukashenko rispondeva negando ogni tipo di incoraggiamento del flusso dei migranti ed al contempo accusava i Paesi dell’UE interessati di violazione dei diritti umanitari e peraltro, annunciava eventuali azioni di contrasto alla decisione polacca di militarizzare i confini (tesa alla limitazione degli ingressi illegali dei profughi) con un forza di 12.000 uomini delle forze armate.

ESCALATION

La crisi si è spostata rapidamente sul piano economico, diplomatico e militare. Da una parte, mentre l’Unione Europea esprimeva la propria solidarietà’ a Polonia, Lituania e Lettonia, annunciando la discussione di un altro round di sanzioni contro la Bielorussia, dall’altra Lukashenko, alzava il tiro, minacciando di bloccare il gas russo (gasdotto Nord Stream 2) che raggiunge Polonia e Germania: minaccia non applicabile senza l’approvazione del Cremlino, in quanto la Bielorussia e’ soltanto un paese di transito per i gasdotti russi (di proprieta’ della Societa’ Privata Gazprom e dell’Agenzia Statale Russa RosNeft).

In risposta a tali minacce la cancelliera tedesca Angela Merkel contattava il Cremlino, chiedendo al presidente russo di mediare con Minsk per far rientrare tale crisi, il quale nel rappresentare la propria impossibilita’ a mediare in tale situazione, invitava l’UE a prendere contatti diretti con Lukashenko valutando, altresi’ la possibilita’ di porre fine all’isolamento imposto con le sanzioni. A seguito della decisione polacca di schierare circa 15.000 uomini dell’esercito al confine bielorusso, Lukashenko annunciava azioni di contrasto a tale militarizzazione, ed in tali aree veniva annunciato il sorvolo di due bombardieri strategici Tu-22M3 russi, ufficialmente per svolgere normali attivita’ di monitoraggio dello spazio aereo.

QUALE E’ IL RUOLO DELLA RUSSIA NELLA GUERRA IBRIDA

Anche se le accuse polacche rivolte a Mosca non hanno trovato riscontri, a differenza di quelle rivolte a Minsk, appare evidente che qualsiasi impennata di tensione nell’Europa dell’Est porti automaticamente ad un deterioramento delle relazioni tra Russia e Occidente, anche se, in questa crisi migratoria, Mosca potrebbe non aver avuto un ruolo diretto (almeno inizialmente). Il Cremlino ha sempre supportato il governo di Minsk Tra l’altro, Mosca schierato (da sempre) al fianco del regime di Minsk, supportandolo nel corso degli anni con prestiti e sostegno politico e difendendo l’operato di Lukashenko anche durante l’incontro d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel quale veniva accusato da alcuni paesi occidentali (Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Albania, Estonia ed Irlanda) di mettere in pericolo le vite dei migranti per ragioni politiche, ed accusando altresi la Polonia di violazione dei diritti umani nei confronti dei profughi.Prima delle fatali elezioni del 2020, Lukashenko credeva che la stabilita’ nella regione fosse una spinta al suo potere, e quindi si era posizionato come garante di quella stabilita’ invitando tutte le parti ad impegnarsi al dialogo. Ora la crisi politica interna ha ribaltato quella logica. Maggiore e’ la tensione nella regione, piu’ Mosca deve essere attiva nel sostenere il leader bielorusso, e piu’ il confronto con l’Occidente oscura le differenze tra il Cremlino e Lukashenko. A differenza della crisi migratoria, questa tattica del leader bielorusso e’ risultata vincente. Mosca si e’ fatta avanti per sostenere Minsk, senza perdere l’occasione di puntare il dito verso l’Occidente per la sua ipocrisia e per gli interventi unilaterali in Medio Oriente.

CONCLUSIONI

Ad oggi e’ facile affermare che l’obiettivo primario di Lukashenko di costringere l’UE a riaprire un dialogo con il governo di Minsk, con lo scopo di ripristinare qualche elemento della politica estera multilaterale della Bielorussia e ridurre la sua dipendenza dalla Russia, risulta essere di difficile applicazione. In considerazione che l’Unione Europea sembrerebbe non voler cedere al ricatto bielorusso, in quanto, nonostante la tensione internazionale creatasi sull’argomento, il numero di profughi risulta essere comunque limitato e facilmente gestibile dai paesi dell’UE.

E’ improbabile che la crisi possa degenerare in uno scontro armato: la posta in gioco è troppo bassa perché’ chiunque possa correre questo rischio. La cosa più probabile è che l’UE risponderà, come già’ preannunciato, con nuove sanzioni contro la Bielorussia, aumentando la sicurezza del confine polacco e compiendo sforzi per coinvolgere i paesi di origine dei migranti. Probabilmente tali misure non costringeranno Lukashenko a cedere, ma probabilmente limiterà’ il numero di nuovi rifugiati in arrivo e trasformerà’ la crisi in un problema latente e facilmente gestibile che potrebbe andare avanti per anni, proprio come è successo nel Mediterraneo.

La crisi sta creando l’ennesima tensione tra Occidente e Bielorussia, e per estensione con il suo alleato piu’ stretto, la Federazione Russa, per la delimitazione delle sfere d’influenza in Europa orientale. Il confine tra Polonia e Bielorussia non separa soltanto due paesi, bensì separa un cuscinetto della Germania da un cuscinetto della Russia, separando pertanto il fianco orientale della Nato dall’ultima frontiera russa su cui non insiste un satellite degli Stati Uniti. Come gia’ detto, dietro la crisi migratoria inizialmente la Russia non era presente, ma non ha potuto evitare di schierarsi a favore dell’amico Lukashenko anche per confermare la propria influenza e dipendenza sulla Bielorussia, sia politicamente (durante le famose proteste del 2020), diplomaticamente e quindi militarmente, in quanto l’eventuale costruzione delle barriere e la militarizzazione dei confini da parte di Polonia e Lituania (le quale hanno approvato misure di emergenza per la militarizzazione dell’area), costringerebbero Minsk a chiedere la protezione di Mosca, invece di attirarla all’UE.

di Fabrizio Lombardi


BIBLIOGRAFIA:
The EU’s Latest Migrant Crisis: Will Belarus Get Its Way? – Carnegie Moscow Center – Carnegie Endowment for International Peace
EXPLAINER: What’s behind the crisis at Belarus-Poland border (apnews.com)
The Poland-Belarus Border Crisis Is Worse Than Just Migrants (foreignpolicy.com)
Russia slams EU over Poland-Belarus border crisis – POLITICO
Poland-Belarus border crisis: what is going on and who is to blame? | Migration | The Guardian
La crisi tra Polonia e Bielorussia si allarga – Il Post
Relazioni dell’UE con la Bielorussia – Consilium (europa.eu)
Alta tensione al confine polacco, l’Europa isola la Bielorussia (agi.it)
Photos: Anger and Protest Over a Presidential Election in Belarus – The Atlantic
Russia’s double-game in Belarus (theparliamentmagazine.eu)

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