Volodymyr Zelensky, l’uomo del popolo al governo della Nazione

Volodymyr Zelensky

Volodymyr Zelensky, l’uomo del popolo al governo della Nazione – il sesto Presidente d’Ucraina tra promesse idealiste e realtà scomode – 

di OR-4

Zelensky nacque nell’area meridionale dell’Ucraina, a Kryvyj Rih, una città molto importante per la produzione di ferro e fulcro per l’industria metallurgica e mineraria in generale del paese. La città, a causa di questa sua particolarità fu, durante la seconda guerra mondiale, occupata dai Tedeschi con l’armataverde e dai reparti Einsatzgruppen che assassinarono, nella totalità, circa quattro milioni di Ucraini, dei quali un milione e mezzo di ebrei ivi residente.

Zelensky, classe 1978, è figlio di genitori ebrei, il padre era un accademico presso la Kryvyi Rih Institute of Economics mentre la madre un ingegnere. Il nonno combatté con l’Armata Rossa contro l’esercito Tedesco durante la seconda guerra mondiale.

Dopo la laurea in giurisprudenza cominciò ad avvicinarsi al mondo della cinematografia e successivamente fondò, nel 2003, insieme a Shefir Serhiy e Shefir Boris, la Studio Kvartal-95 con, oggi, a Kiev; società di produzione ed intrattenimento televisivo e concerti. Zelensky ebbe una carriera, da attore e comico, non irrilevante, vincendo anche tantissimi premi legati all’ambito cinematografico, tra questi, alcuni, per una serie televisiva che lo vedeva, infine, proprio Presidente dell’Ucraina (titolo “Servitore del Popolo” ), conclusa pochi mesi prima del suo giuramento allo Stato.

Quando Zelensky, nel 2018, decise di entrare in politica e candidarsi alle elezioni presidenziali del 2019, fu supportato dal partito politico “Servo del Popolo” (del team Studio Kvartal-95 ) già Partito del Cambiamento Decisivo (di ideologia Libertarista con “filosofia anglosassone ”, Democratica diretta “dal popolo”, Populista “contro le élite”, Europeista ed Anticorruzione), affiliato al Partito dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (di ideologia conservatorista liberale, liberismo sociale e federalismo europeo) quest’ ultimo confluito poi nel partito Renew Europe (a cui aderiscono ventitré Stati con quarantuno partiti politici; di ideologia di centro e liberale ed annesso – dal 2019 – al partito La République En Marche, del Presidente francese Emmanuel Macron).

L’idea di Zelensky era quella di “portare al potere persone professionali e dignitose” e “cambiare l’umore e il timbro dell’establishment politico, il più possibile”, scevro da quei cambiamenti politici “creati” dai quei magnati degli affari che controllavano da sempre e sufficientemente, l’economia interna e che, influenzavano le politiche nazionali dello Stato.

La campagna alle presidenziali di Zelensky era stata improntata, quasi interamente, sui social network, al fine di poter “arrivare” a tutto il popolo e promuovere la digitalizzazione dello Stato. Il suo avversario era il Presidente Porosenko, vittima ormai di un consenso popolare abbastanza scarso a causa di alcune vicende troppo torbide da poter essere “digerite” dal popolo Ucraino.

Nel 2019, Zelensky, straccia il podio a pieno titolo con un popolare consenso elevatissimo all’uscente Porosenko (il Re del cioccolato), divenendo il sesto Presidente Ucraino. Poiché filo-europeista, Zelensky inizia immediatamente con lo scioglimento del Parlamento Ucraino, indice nuove elezioni come da promessa, cercando di estromettervi quei soggetti “influenti” che vi appartenevano. In molti tra i capi politici europei si congratulano, rassicurandolo sull’imminente e certa celerità di adesione completa in relazione all’Accordo di libero scambio globale e approfondito (trattato internazionale dell’Unione Europea). 

Zelensky promise inoltre di combattere la corruzione, elevare i salari delle proprie Forze Armate e rimodulare il sistema Giudiziario con l’intento di far riacquisire, al popolo, la fiducia nel governo ed attrarre i paesi esteri negli investimenti in Ucraina. Di voler sostenere fermamente l’adesione all’Unione Europea ed alla NATO per aumentare la sicurezza dello Stato, immaginando che, il popolo Ucraino già dalla parte dell’Eurointegrazione.

Con apparente forte senso dello Stato, si occupò più volte della questione Crimea, valutandone la completa riannessione. Allo stesso tempo si trovò la situazione, degenerante, delle Regioni del Donbass in corso, già viva battaglia tra Ucraina Orientale ed Ucraina Meridionale dal 2014, per cui il Presidente Turcynov (governo ad interim ) avviò una massiccia operazione “anti-terrorismo” nei confronti dei separatisti filo-russi che a loro volta avevano intrapreso agitazioni con svariati tentativi di impossessarsi degli uffici pubblici del posto. Zelensky promise durante la sua campagna per le elezioni che si sarebbe occupato del conflitto, per risolverlo definitivamente.

Zelensky definì, a metà del 2019, il Presidente Russo Putin un nemico, che l’unica cosa in comune tra l’Ucraina e la Federazione Russa erano i confini e che il gasdotto Nord Stream 2 era un’arma pericolosa in mano alla Russia nei confronti dell’Europa intera.

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A fine 2019, come promesso in campagna elettorale, avviò i colloqui con le parti interessate al fine di mediare per la pace nel Donbass. Ad ottobre 2019 raggiunse l’accordo per lo scambio dei prigionieri e promise, nonostante numerose critiche, di riconoscere eventuali elezioni nelle regioni in cambio del ritiro delle truppe russe dai territori. Tra i contrari all’accordo anche gli ormai famosi combattenti di estrema destra del battaglione Azov, che Zelensky incontrò col tentativo di far deporre le armi, il risultato fu che Zelensky venne tacciato di essere filo-russo e di voler vendere l’ucraina al nemico (impensabile oggi).

Nel luglio del 2020 Zelensky annunciò un cessate il fuoco, che non venne del tutto rispettato ma contribuì a ridurre gli scontri del 55% (fonte OSCE). Le truppe russe non si ritirarono e lo stesso mese il parlamento ucraino firmò una risoluzione per escludere il Donbass dalle elezioni regionali. E’ forse l’inizio della fine, il Cremlino da quel momento aumentò la sua presenza nella regione con truppe senza distintivi di appartenenza.

La preoccupante situazione spinse Zelensky a chiedere di accelerare le pratiche per l’ingresso nella NATO avviate nel 2008, il Cremlino rispose organizzando massicce esercitazioni militari al confine ed ammassando truppe.

Il resto purtroppo lo conosciamo molto bene ed è entrato prepotentemente nelle nostre vite, quell’escalation di una spirale bellica di cui nessuno sentiva il bisogno che ha preso forma il 20 febbraio 2022.

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