Viktor Janukovyc, l’ex presidente ucraino e uomo d’affari filo-russo che il Cremlino vorrebbe tanto alla guida del governo di Kiev.
di OR-4
Viktor Janukovyc nacque Jenakijeve nell’Ucraina sud orientale, padre bielorusso e madre russa, ma da sempre si considera Ucraino.
Seguì la politica dello Stato e con assiduità si mise sempre in mostra.
Dopo la laurea si iscrisse al Partito Comunista dell’Unione Sovietica (partito di orientamento Marxista).
Grazie alla sua intraprendenza ed a “certi momenti opportuni”, riuscì a divenire governatore dell’Oblast’ (regione) di nascita.
Nel 2004 partecipò alle presidenziali come candidato del Partito delle Regioni, da egli fondato, che sosteneva l’idea politica del presidente Ucraino Kucma (tra il 1994 ed il 2004), ovvero, di rilanciare l’economia Ucraina e ripristinare molte tra le relazioni economiche con la Russia. L’appoggio più significativo per la sua candidatura alle presidenziali derivava dalla parte più meridionale e quelle orientali dell’Ucraina che, come ben noto, erano e sono rimaste tendenzialmente a favore del pensiero Russo.
Immediatamente e successivamente alla vincita presidenziale (dicembre 2004), venne contestato da molti Ucraini e da altrettanti governi esteri per brogli elettorali, tant’è che, tempestivamente, il Parlamento Ucraino approvò una mozione di sfiducia, chiedendo al presidente uscente Kucma di sciogliere questo neo governo e scegliere un altro nominativo.
Divenne presidente d’Ucraina Juscenko, suo rivale, nel gennaio 2005, ma da subito, evidenti divergenze interne tra la maggioranza, portarono a svariate sostituzioni tra i capi dei ministeri.
Nel 2006 Viktor Janukovyc ritornò alla carica per le presidenziali, grazie al nuovo sistema costituzionale che prevedeva la nomina del Primo Ministro ed il suo Governo, direttamente dal Parlamento.
Janukovyc si aggiudicò la maggioranza ma con un numero di parlamentari insufficiente, quindi, anche se con del rancore, dovette giungere a dei compromessi con il presidente Juscenko (l’assicurazione chiesta a Janukovyc fu di non interferire con le ambizioni filo-occidentali di Juscenko).
Janukovyc poteva così costituire il nuovo governo in collaborazione tra il suo partito ed Ucraina Nostra (partito di centro destra con pensiero al conservatorismo liberale ed europeista) suddividendosi i Ministeri, appunto, con il partito di Juscenko, mentre all’opposizione vi era Tymosenko.
Nel 2007 Janukovic viene nominato Presidente del Consiglio dei Capi di Governo della Comunità degli Stati Indipendenti (organizzazione internazionale composta da ex repubbliche sovietiche di cui la sede è nella città di Minsk in Bielorussia).
Poco dopo, nello stesso anno, dopo che il partito di Juscenko (Ucraina Nostra) e quello dell’opposizione di Tymosenko (Blocco Julija Tymosenko) si coalizzarono, il partito di Janukovic (Partito delle Regioni) passò inesorabilmente all’opposizione.
Nel 2010, dopo essersi “affidato” agli “stranieri”, pare a Paul Manafort (avvocato ed imprenditore statunitense e consulente del Partito Repubblicano USA, nonché consulente delle campagne elettorali di Ford, Reagan, W. Bush, Dole e Trump – in America) che aveva già risolto pregresse situazioni critico/strategiche in Ucraina, si assicurava un “profilo” nuovo. Allo stesso modo, l’assistenza alla campagna di Timoshenko era affidata alla compagnia AKPD Message and Media (società americana di consulenza politica e mediatica che si occupa di candidati democratici e cause correlate), fondata dal poi “Senior Advisor to the President” consigliere di Obama, David Axelrod.
Questa nuova “dinamica elettorale” e politico-sociale destava non poche preoccupazioni a Russia, Stati Uniti ed Unione Europea, poiché l’Ucraina, da sempre, risultava essere un Paese centrale e geostrategico mondiale, quello tra Occidente e Oriente.
Janukovic vince le presidenziali al ballottaggio.
Nel 2013 iniziarono alcune manifestazioni da parte di pro-europeisti – chiedevano le dimissioni di Janukovic -, subito dopo che il presidente Janukovic rifiutò l’accordo di entrare nell’Unione Europea in considerazione della scelta di usufruire di prestiti Russi per l’accrescimento sociale-politico-economico dell’Ucraina, vergendo sempre più al pensiero Russo.
Nel febbraio successivo, quando le rivolte erano diventate più sanguinarie, l’Unione Europea, gli USA e l’ONU intimarono al Presidente Janukovic di risolvere la “questione” interna, pena forti sanzioni.
Oramai Janukovic era sostenuto soltanto dall’alleata Russia.
Nello stesso mese si verificò al Majdan Nezaleznosti un’escalation di violenza, le Autorità Ucraine […] si macchiarono di crimini verso i manifestanti e da allora, venne dichiarato uno stato d’emergenza. I manifestanti occuparono vari Uffici e Ministeri a Kiev e lo scontro si intensificò con centinaia di morti tra civili e Forze dell’Ordine […], Janukovic, insieme al Presidente del Parlamento Ucraino ed al Ministro dell’Interno, fuggirono da Kiev, lasciando i loro incarichi istituzionali.
Prese il posto del Presidente Janukovic, il governo ad interim di Turcynov, braccio destro dell’ex premier Tymosenko, 22 febbraio 2014.
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«Quel gioco delle tre carte tra Janukovic, Juscenko e Tymosenko e più scarpe che piedi, che ritardò l’evoluzione Ucraina».